Regno Unito e Unione Europea: una nuova intesa per rilanciare il dialogo e la cooperazione

22 Maggio 2025 | Informazioni

Dopo mesi di consultazioni silenziose e complesse trattative, spesso celate dietro formule prudenti e dichiarazioni interlocutorie, il Regno Unito e l’Unione Europea hanno ufficialmente siglato una nuova intesa che segna un importante momento di distensione nei rapporti bilaterali, fortemente compromessi negli anni successivi alla Brexit. L’accordo, sottoscritto nel corso di una cerimonia simbolica ma carica di implicazioni politiche, è stato definito dal leader laburista britannico Keir Starmer come “una delle conquiste diplomatiche più significative del nuovo corso del Regno Unito”. Anche il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha salutato l’intesa con parole cariche di ottimismo, definendola “l’avvio di un nuovo capitolo nei rapporti euro-britannici”.

Pur priva, almeno nell’immediato, di cambiamenti sostanziali e operativi, l’intesa assume un valore strategico rilevante in quanto riattiva un canale strutturato di cooperazione politica, economica e sociale. I contenuti dell’accordo delineano infatti una visione condivisa su una pluralità di dossier: commercio agroalimentare, mobilità giovanile, difesa e sicurezza, giustizia, migrazione, ambiente, cultura e turismo. Il documento rappresenta, nei fatti, un primo passo verso la normalizzazione di un rapporto che – dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE – era rimasto imprigionato in una logica di frizione e reciproca diffidenza.

L’accordo appena siglato non costituisce un ritorno automatico alle condizioni pre-Brexit, né tantomeno un ripristino degli assetti giuridici e regolamentari vigenti prima del 2020. Si configura piuttosto come un’intesa-quadro, destinata a evolversi attraverso una serie di ulteriori negoziati settoriali, alcuni dei quali già calendarizzati. Gli effetti concreti, infatti, si dispiegheranno progressivamente nei prossimi mesi – se non anni – e saranno subordinati alla volontà politica delle parti e alla capacità di tradurre in norme vincolanti le linee di indirizzo emerse in questa fase iniziale.

Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il commercio agroalimentare. L’accordo prevede la soppressione dell’obbligo di certificazioni sanitarie e veterinarie per una vasta gamma di prodotti alimentari e agricoli – fra cui carne fresca, formaggi, verdure e lana – che da tempo scontavano pesanti oneri amministrativi legati alla Brexit. La misura, accolta con favore dalle associazioni di categoria britanniche, è destinata a sostenere in particolare le piccole e medie imprese locali, tra cui numerosi caseifici artigianali dello Yorkshire o commercianti di lana del Devon, duramente colpiti dalle restrizioni post-2020.

L’alleggerimento dei controlli si estende anche ai flussi commerciali tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, contribuendo alla semplificazione del regime speciale introdotto con il Protocollo nordirlandese. Resta tuttavia il vincolo dell’esclusione britannica dall’unione doganale europea, con conseguente obbligo di mantenere le dichiarazioni doganali standard.

Altro nodo risolto con spirito pragmatico è quello relativo alla pesca, da sempre uno degli ambiti più sensibili delle relazioni euro-britanniche. Il regime attualmente in vigore viene prorogato fino al 2038, garantendo ai pescherecci dei Paesi UE l’accesso controllato alle acque territoriali del Regno Unito. In contropartita, i prodotti ittici britannici potranno essere trasformati e venduti nei Paesi membri dell’Unione senza la necessità di controlli veterinari, favorendo un comparto che esporta oltre il 70% della produzione verso il continente europeo. Le associazioni del settore parlano già di “boccata d’ossigeno” per una filiera in sofferenza.

Un capitolo particolarmente atteso riguarda la mobilità studentesca e giovanile. Dopo anni di incertezza e frustrazione da parte delle comunità accademiche, l’accordo prevede un avvio di confronto per la possibile reintegrazione del Regno Unito nel programma Erasmus+, contestato in passato per i costi a carico delle università britanniche. Parallelamente, le parti lanceranno il nuovo progetto “Youth Experience”, un’iniziativa bilaterale che consentirà a studenti, giovani professionisti e volontari di vivere esperienze formative nel blocco opposto per un periodo temporaneo, verosimilmente pari ad almeno dodici mesi.

Si tratta di un segnale forte e simbolico, che punta a ricucire i legami culturali e generazionali interrotti con la Brexit, e a favorire lo sviluppo di una cittadinanza europea allargata, basata sul dialogo e la condivisione di esperienze.

Sul versante della sicurezza e della difesa, l’intesa apre una nuova stagione di collaborazione. Il Regno Unito potrà accedere al nuovo fondo europeo SAFE (Strategic Armament Facility for Europe), dotato di 150 miliardi di euro, destinato al rafforzamento delle capacità strategiche dell’Unione. Londra e Bruxelles si impegnano a cooperare più strettamente su dossier cruciali come il supporto militare e civile all’Ucraina, la difesa cibernetica e la risposta coordinata alle minacce ibride, compresa la protezione delle infrastrutture critiche transnazionali come i cavi sottomarini.

La cooperazione giudiziaria, sospesa o fortemente ridotta dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE, sarà riattivata con modalità progressiva. L’accordo prevede il ripristino dell’accesso britannico alle principali banche dati di Europol, incluse quelle relative a precedenti penali, dati biometrici e identificazione di veicoli. È attualmente in discussione l’introduzione di tecnologie di riconoscimento facciale nei sistemi di indagine e prevenzione, un’ipotesi che solleva già interrogativi etici ma che testimonia la volontà di affrontare insieme le sfide della criminalità transnazionale.

Un ulteriore elemento di rilievo riguarda la gestione dei flussi migratori e la lotta al traffico di esseri umani. L’intesa prevede un rafforzamento della cooperazione tra il Regno Unito e i Paesi maggiormente esposti ai flussi irregolari – Italia, Grecia e Spagna in primis – attraverso la condivisione di dati e l’adesione britannica alle attività del centro europeo contro i trafficanti di migranti. Una sfida comune che richiede risposte integrate e strumenti d’azione coordinati.

Nonostante le numerose richieste da parte di artisti, promotori culturali e associazioni di categoria, non è stato ancora raggiunto un accordo specifico per facilitare le tournée dei musicisti britannici nell’UE. Le difficoltà burocratiche e le barriere ai visti restano un ostacolo concreto alla libera circolazione degli operatori culturali. Tuttavia, segnali incoraggianti arrivano dal settore turistico: è attesa entro il 2026 l’estensione dell’accesso ai varchi elettronici (e-gates) degli aeroporti europei ai cittadini britannici, grazie all’introduzione del nuovo sistema di autorizzazione elettronica dell’UE.

Infine, l’intesa contiene un elemento di grande rilievo sul piano ambientale: un accordo preliminare per l’allineamento dei sistemi di scambio delle quote di emissione (ETS) tra Regno Unito e Unione Europea. Tale armonizzazione rappresenta un passo importante verso una politica climatica più coerente e coordinata, soprattutto alla luce degli obiettivi comuni di decarbonizzazione e transizione energetica.

L’intesa firmata tra Londra e Bruxelles non è, né potrebbe essere, la soluzione definitiva alle fratture aperte dalla Brexit. Tuttavia, segna l’inizio di una nuova fase, caratterizzata da un approccio costruttivo, pragmatico e orientato al futuro. La volontà reciproca di superare le tensioni del passato e di costruire una collaborazione strutturata e multilivello offre una prospettiva positiva per le relazioni euro-britanniche. Molto resta ancora da definire, e i dettagli – come spesso accade nella diplomazia internazionale – saranno determinanti. Ma il fatto che le parti abbiano scelto il dialogo, la condivisione e la gradualità rappresenta, in sé, un cambiamento di paradigma. Il tempo dirà se questa intesa sarà davvero l’inizio di una nuova era o solo una tregua temporanea. Ma per ora, almeno, il gelo si è sciolto.

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